Chi è lo psicologo e che differenza c’è con lo psichiatra?
Lo psicologo è un laureato in psicologia che, se specializzato in psicoterapia, può svolgere la professione di psicoterapeuta, cioè colui che aiuta le persone a stare meglio tramite la relazione e la parola.
Lo psichiatra è un laureato in medicina e chirurgia che successivamente si è specializzato in psichiatria. Quando necessario può prescrive terapie farmacologiche per la cura dei vari disturbi.
Quanto dura una psicoterapia?
Non esistono tempi predeterminati perchè i tempi di risposta alla terapia dipendono da persona a persona e da che tipo di intervento si sceglie per la cura. In genere una psicoterapia nel bambino e nell’adolescente dura di meno che nell’adulto, ma anche questo è soggettivo.
Quanto tempo dura una seduta psicologica o di psicoterapia?
In genere durano 45 minuti, ma anche in questo caso non c’è una durata standard, spesso dipende dall’approccio. La terapia cognitiva può durare anche 30 min, e quella Lacaniana anche meno.
Quando è indicato fare una terapia farmacologica e una psicoterapia insieme?
Siccome la psicoterapia non lavora usando i farmaci perché è una terapia di parola, a volte per poter lavorare, può essere utile abbassare il livello di sofferenza attraverso una terapia farmacologica. I farmaci vanno presi solo sotto la supervisione di uno psichiatra il quale lavora in equipe con il terapeuta. Le linee guide dimostrano che una terapia integrata (farmacoterapia e psicoterapia) danno esiti più efficaci e in più breve tempo.
Che differenza c’è tra le varie scuole di psicoterapia?
Esistono molte correnti e scuole di psicoterapia riconosciute. Lo scopo per tutte è di aiutare la persona a stare meglio sulla base della comprensione del suo problema specifico. E’ il modo in cui lo fanno che è diverso, cioè cambia la tecnica che viene utilizzata, la quale deriva da ogni specifico modello teorico.
Cosa devo raccontare allo psicologo?
Ognuno di noi conferisce un diverso valore agli eventi, ai pensieri e alle emozioni. È piuttosto difficile pensare che le persone debbano raccontare “tutto” compresi accuratissimi dettagli. È importante che in colloquio si riesca a dire ciò che si ritiene fondamentale ma soprattutto ciò che si riesce a condividere quando si sente di volerlo fare. È compito dello psicologo aiutare il cliente mediante un giusto atteggiamento di ascolto e vicinanza emotiva ma anche attraverso domande. Tuttavia, è altrettanto fondamentale per il professionista saper attendere il tempo delle persone: ci sono momenti in cui dire qualcosa è più sostenibile o più semplice e questi tempi vanno accolti e rispettati.
Lo psicologo è tenuto al segreto professionale?
Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Tale aspetto viene garantito dall’Art. 11 del Codice Deontologico degli Psicologi e seguenti. Nelle collaborazioni con altri colleghi, tenuti al segreto professionale, può condividere solo le informazioni strettamente necessarie in relazione alla collaborazione. All’interno dei gruppi lo psicologo può vincolare i partecipanti al rispetto del diritto alla riservatezza. Può astenersi dal rendere testimonianza a meno che non abbia il consenso del suo cliente e valuti che l’uso del consenso garantisca la tutela psicologica del cliente. Lo psicologo può derogare all’obbligo di riservatezza solo nel caso in cui ravvisi che si prospettino dei gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica del cliente o di terzi. In questi casi e nei casi di obbligo di denuncia o di referto, lo psicologo riferisce lo stretto necessario ai fini della tutela del soggetto.
Come faccio a sapere se sto migliorando durante la psicoterapia?
Generalmente l’avvio di una psicoterapia è preceduto da una sorta di contratto terapeutico nel quale paziente e terapeuta concordano gli obiettivi e gli strumenti di lavoro, secondo le necessità emerse e il desiderio di cambiamento espresso dal cliente. Per tutta la durata del trattamento paziente e terapeuta monitorano i risultati raggiunti e rivalutano congiuntamente, se necessario, gli obiettivi terapeutici. Poiché dunque è un lavoro co-costruito, in cui lo psicologo psicoterapeuta mette le proprie competenze professionali a disposizione del paziente che è e rimane il maggior esperto di se stesso, non dovrebbe risultare difficile valutare il grado di cambiamento e di soddisfazione eventualmente raggiunti.
Come avviene il primo colloquio?
Lo psicologo:
ASCOLTA ATTIVAMENTE, al fine di stabilire quali siano i problemi per cui la persona si presenta nel suo studio.
CHIEDE maggiori informazioni utili alla definizione della domanda d’aiuto e all’individuazione degli obiettivi da raggiungere.
PRESENTA se stesso ed il proprio modo di lavorare.
SPIEGA alla persona come si sviluppa il percorso di cura.
PRENDE ACCORDI ESPLICITI sul trattamento, tra cui: durata di ogni seduta e frequenza, ammontare dell’onorario, modi e tempi del pagamento, come considerare le sedute mancate, durata prevista del trattamento.
PONE le basi, attraverso un atteggiamento accogliente, empatico e professionalmente “curioso”, per la creazione di una relazione di fiducia e dell’alleanza terapeutica.
VALUTA la sintomatologia presentata, riservandosi di fornire indicazioni per un eventuale trattamento farmacologico, inviando per tale aspetto ad un medico psichiatra.
Il cliente, a sua volta:
DESCRIVE il proprio disagio, sintomi o problema, in modo tale da consentire allo psicologo di comprendere il motivo della richiesta d’aiuto.
DEFINISCE, insieme al professionista, gli obiettivi (importanti, realizzabili e realistici) che desidera ottenere per raggiungere un maggior benessere.
CHIEDE informazioni o chiarimenti.
VALUTA se il terapeuta è una persona su cui può fare affidamento e se può essergli d’aiuto.